venerdì, gennaio 19, 2007

Mia madre (da "la storia di Luz")



Dopo parecchio e tempo ed eventi concitati, finalmente butto dentro un pezzettino da "la storia di Luz", che sto cercando di scrivere..


Decisi di andare via dalla città perché non ne potevo più di mia madre. Bravissima donna, ma spiriti evocati ogni due per tre, presenze magiche nel salotto e animali morti appesi qua e là mi avevano, come si può dire, un po’ rotto i coglioni.
Certo voi vi farete così un’idea stupida di mia madre, come una streghetta da quattro soldi che pratica i riti più stupidi e scontati, molto mainstream si direbbe, quasi ridicola asserirebbe qualcuno.
In realtà però tutto il suo sistema filosofico si reggeva su di un assunto immutabile e stupendo nella sua pazzia: lei non credeva proprio a un bel niente.
Indi, tutto andava sperimentato.

Nella scienza, lei non credeva.
Nella società, lei non credeva.
Nella morte, lei non credeva.
Nelle superstizioni, lei non credeva.
Nella religione, poi, beh posso anche evitare di dirvelo.

Solamente lo sperimentare poteva renderla felice, e quando si rese conto che tutto non avrebbe potuto sperimentare nella vita (avrei voluto vederla alle prese con l’ingegneria genetica) toccò anche a lei come a tutti il fare delle scelte, ed il suo secondo principio (o quello di massima libertà, quello che mi avrebbe trasmesso negli anni) la condusse inevitabilmente a cercare quelle strade più recondite nelle quali l’uomo non può proprio transitare, o almeno così si dice, vuoi perché siano tortuose da intraprendere vuoi perché siano più strette del buco del culo di un chihuahua.

Ah già, il principio di massima libertà.

Lei era fermamente convinto che nulla avesse delle regole, quindi tutto fosse organizzato nella massima libertà (parole sue). Totalmente disorganizzato, mi direbbe qualcuno. Caotico, anarchico, direbbe qualcun altro.
Tenterò di spiegarmi più accuratamente, per quanto sia molto difficile parlare del principio di massima libertà di mia madre, forse non ne sarebbe in grado nemmeno lei, mentre è molto più semplice il metterlo in pratica.
Tutto ciò che abbiamo sotto gli occhi è organizzato secondo delle regole, che esse siano di un gioco da tavolo, o siano le leggi della società, o le leggi della fisica. Bene, lei viveva secondo la ferma convinzione che chi o cosa gioca con delle regole lo faccia per sua scelta.
E per sua scelta possa tirarsene fuori.
Basta volerlo.

Le conseguenze sono che: uno, non vi è nulla a priori impossibile; due, non bisogna credere a nessuno che si sbilanci in un’osservazione di carattere assoluto; tre, bisogna dirigersi sempre nella direzione di massima libertà, perché le regole prima o poi vacillano e non bisogna stare troppo attaccati ad esse, cosa che la maggior parte della gente fa.

Sempre per il principio di massima libertà lei decise quindi di dedicarsi alla sperimentazione dei campi più affascinanti ed esoterici dello scibile, laddove avrebbe potuto compiere le scoperte più eclatanti e sconvolgenti.