mercoledì, novembre 23, 2005

Cinque stelle. 3.Un mondo sospeso (1)


“Non si può vivere in un castello sospeso sul mare”

Laurent, ma dove cazzo sei?
Non rispondi alle mail da mo’…

Ore 15:05. L’agente.

Ore 15:45. Il consiglio di amministrazione.

Ore 17:00 Briefing portafoglio azioni.

Ore 18:00 I miei fratelli.

-Laurent, non riesco a rintracciarlo. Tutto sembra andare per il meglio. Siamo marci. Milioni di debiti. Stasera cena con faccendiere Futura ETMS per spostare fondi alla fiduciaria brasiliana. Tutto tranquillo. Seppellisci l’associazione dei consumatori e la sua protesta. Il presidente è stato indagato per corruzione tre anni fa. Il processo è ancora pendente. Non sarà difficile.
Ho la sensazione che qualcosa si stia muovendo, non so cosa. Il direttore ha la massima fiducia in me.
La fine è vicina, e lui non lo sospetta nemmeno. Mancano ancora molti tasselli, ma l’intelaiatura è completa-

Vivo in un mondo di cristallo. Il mio ufficio è di cristallo, acciaio e cristallo. La mia vita è di cristallo. La mia mente va a pieni giri. Deve farlo sempre. La missione illumina la mia vita. Non mi concede riposo. Ma manca ancora il detonatore. Prendo l’ascensore per un caffè col vicepresidente idiota ciccione. Che mi parlerà della riunione di ieri sera, strizzando l’occhio alla ragazza della portineria. L’ultima vittima di un feroce sesso anale.
Vedere oltre le righe. Oltre i piani dell’ascensore. Oltre ai suoi sorrisi di convenienza. C’è chi fa di tutto per apparire, io faccio di tutto per nascondermi. Ventunesimo piano.

Un tizio abita al ventesimo piano. Al mattino, esce di casa, chiama l'ascensore al suo piano, scende al piano terra e va a lavoro. La sera, quando torna, chiama l'ascensore dal piano terra, diciannovesimo piano, poi sale un piano a piedi. Ogni giorno. Non lo fa di proposito, in quanto preferirebbe arrivare direttamente al ventesimo, e l'ascensore funziona perfettamente. Perché lo fa?

Arriva la sera. Oggi non mi sono divertito. Vivere da attore non diverte, fingere, e fingere la finzione. E fingere che la finzione ti importi. Fingere di mandare avanti le trame con società off-shore, creare e manipolare denaro.

Quando non ho cene di lavoro, come stasera, sono un uomo fortunato. Nessuno che mi conosce sa dove vivo. Nessuno. E chi sa dove vivo non sa chi sono, che posizione occupo. E’ la regola numero uno per restare nell’ombra.

Ho un’altra identità. Un'altra vita. Altri vestiti. Altri trucchi. Altri atteggiamenti. Fingere di essere diverso da chi sei. Essere diverso da chi fingi di essere. Non essere.
Se voglio conoscenze estemporanee, oppure una donna per fare del sesso, esco, infilo jeans da dieci euro, un giubbotto sgualcito e vado a distruggermi. Sono un mago nei trasformismi. Non temo di incontrare qualcuno. Non temo nessuno. La mia vita è la mia missione. La mia casa due stanze con bagno in un centro città grigio e sempre inquinato.
In casa spendo la maggior parte del tempo in meditazione per evitare di non esagerare con la cocaina.

domenica, novembre 20, 2005

Cinque stelle -2 - I campi di lavanda (2)


Anni fa. Una vacanza per giovani rampolli con tutti i voti massimi ottenibili dalla cazzo di vita a diciassette anni.
-Sapete, ragazzi. Voi potrete avere tutto dalla vita. Ma questo non vorrà dire nulla. Non starete facendo nulla, in realtà, quando starete seduti sulle vostre auto fiammanti decappottabili, vicino alle giovani modelle che scarrozzerete in giro in cambio di sesso o finto amore. Quando passerete le ore al telefono o in videoconferenza pensando a quali azioni vendere, a quanti dipendenti licenziare, a come fare a diventare ancora più ricchi. Non starete facendo nulla.
Non farete nulla fino a quando non striscerete la vostra faccia nel fango, quando non avrete più nulla da perdere. Quando non avrete più paura a rischiare la vostra vita senza ragione. Quando vi butterete da un precipizio per il solo gusto di farlo. Quando schiaffeggerete il ministro dell’economia. Quando la gente vi seguirà non per i vostri soldi, ma per il vostro carisma. Perché voi sarete delle guide. Dei profeti. Quando non avrete più problemi ad essere ultimi-

Ancora. Illuminami.

-Solo dall’ultima posizione si riescono a vedere tutti gli altri-
O fingendo di essere gli ultimi.

Tre turisti sono catturati dai selvaggi e condannati a morte. Hanno però una possibilità di salvarsi. Vengono messi in fila indiana e a ciascuno vengono tinti i capelli di bianco o di nero. Tre tinte di bianco e due di nero. Così l’ultimo della fila vede i capelli dei primi due, quello in mezzo vede solo i capelli di quello davanti ed il primo non vede niente. Nessuno vede il colore dei propri, ovviamente. Viene chiesto all’ultimo della fila di indovinare il colore dei suoi capelli; lui risponde -non lo so- e viene ammazzato.Tocca a quello in mezzo che, sentita la risposta del suo compagno, risponde anche lui -non lo so- e anche lui viene giustiziato.Tocca poi al primo della fila che, sentite le risposte dei compagni, risponde con sicurezza. E non sbaglia. Resterà vivo. Di che colore avevano i capelli i tre?

Ancora.

-Dovete imparare a vivere. Ottenere il massimo da voi stessi non significa ottenere i massimi riconoscimenti dalla società, dagli altri, avere i voti più alti, ritrovandovi a quarant’anni obesi ed arroganti. Viziati ed impossibilitati a vivere senza l’idromassaggio giornaliero. La strada per essere impossibilitati a vivere senza un bypass coronarico-

Ancora.
-Fumate questo-

La prima canna. Non fa niente.
Fa, fa, aspira a fondo. Toni, com’è fumare?

La prima cima alpina.
-Ragazzi, certe cose non si possono acquistare, nemmeno nei più cari negozi del centro-
La nebbia, il sole sopra le nubi, la fame da svenire, dormire all’addiaccio, al freddo senza chiudere occhio. La paura un po’ naif di non passare la notte.

La voglia di vivere. L’ennesimo pastis. La prima volta che esco con una ragazza. La prima volta che nessuno mi dice di non fare tardi. La prima volta.

Rubare uno snack al supermercato, venire scoperti, pagarlo ed implorare di essere perdonati. Che non lo si rifarà mai più.

Implorare Serge per un altro pastis, dai, te lo pago domani. Tanto i miei sono ricchi.
Implorare Serge per un altro pastis. Con i miei non voglio avere più nulla a che fare. Domani lavo i piatti per pagartelo.

La cosa che più amo del buddismo zen è che non ti vieta nulla. Che non ti dice di fare nulla. Che non ti dice un cazzo. Ma al tempo stesso, tu sai tutto ciò che significa.
Se tu scegli di torturarti con lo yoga, cazzi tuoi. Se vuoi diventare vegetariano, cazzacci tuoi.

-Mappo, caro mio, vieni, lascia che ti offra qualcosa su da me-

In realtà non è nemmeno così vecchio, so che lo ama fare per rimanere meglio nascosto tra l’indifferenza generale. Chi caga un vecchio dormiglione ubriacone puzzolente vestito male? L’ombra.
Ancora.

-Rimanere nascosti nell’ombra, ragazzi, è fondamentale se si vuole riuscire in qualcosa. Quando si esce alla ribalta, si diventa immagini. Icone. Ci si spersonalizza. Lo si può fare solamente se si ha una via d’uscita sicura. La porta sul retro-

Il ladro più bravo è quello che non verrà mai scoperto. Il complotto più efficace non verrà mai smascherato. Il leader migliore è quello che nessuno conosce, ma comanda e dirige tutto. Con il suo nome, la sua autorità, la paura che incute. Da quando in qua la superficie ha potere nel mondo? I movimenti più importanti avvengono nel profondo.

Salgo a casa di Laurent. Non è cambiato nulla. Cominciamo a bere, e parlare.

mercoledì, novembre 16, 2005

Cinque stelle. 2. I campi di lavanda (1)


“Basta uno sguardo per far scattare una rivoluzione”

Il vecchio stava lì, immobile sulla sua veranda. Accarezzava l’edera con la testa reclinata a raccogliere i suoi respiri addormentati. Non mi vide arrivare. Russava. Avevo quasi finito i soldi. Stavo fumando come un turco, quello era l’effetto del mio rientro nel mondo della vecchia Europa.

Tutti uguali quei paesini francesi. Tutti magnifici. Evocano una pace differente dalla buona vecchia Himalaya . Una quiete che non ti scava dentro, ma ti lascia spaziare, con gli occhi buttati tra i campi di lavanda. Il sole pensa al resto.
Una cosa che ho imparato è che è possibile dormire in ogni situazione. Ci sono più modi per farlo. Uno è avere molto sonno.
Il secondo è riuscire a far tacere i pensieri insistenti. Allora ci si addormenta senza problemi.
Per terra, sulle pietre, seduti, sdraiati. Tutto il resto sono sciocchezze. Sono le paranoie che non fanno dormire. La paura che non siano risolvibili.
Passare anni in giro ti fa perdere il significato stesso di paranoia. Bere, mangiare, dormire.
Guardare il sole tramontare. Morire di gioia per avere capito di avere fatto la cosa giusta. Avere quella benedetta sensazione. Forse poi si è davvero pronti a cambiare il mondo. Ma non se ne ha più voglia.

Chi sostiene che dormire è tempo perso è gente che non dà valore ai sogni.

Il vecchio era buttato sotto un muro coperto dal verde rampicante. Faceva parte di un dipinto. Avrei voluto essere miope per vedere per un attimo la realtà come una tela impressionista. Macchie di colore. Macchie di edera. Macchie del vecchio che aveva cambiato la nostra vita.
Pensai di svegliarlo. Ma sarei stato un assassino dell’arte. L’arte viva. Quel dettaglio che sa cogliere solo chi osserva. E il diavolo si nasconde nei dettagli.
Il più bel dipinto è ogni giorno sotto i nostri occhi. La più bella fotografia è in ogni attimo nei nostri occhi, come un vecchio vicino ad una fontana addormentato, davanti ad un muro di edere. In più dove si trova una fotografia che odori di lavanda?..

Optai per una birra ed una sigaretta. Nel bar fumavano due ragazzine. Avevo noleggiato una vecchia Renault furgonata. Blu, scassata. Come doveva essere. Vendevano anche i giornali nel bar, ma non ne volevo sapere. Volevo informazioni di prima mano. Su Toni, su Lele, sugli altri.

Un’altra sigaretta. Un’altra birra.
Passò un’ora. Quando si impara a smettere di pensare, il tempo corre veloce. In India è normale. Immergersi in lunghe meditazioni, meglio sotto effetto di qualche pianta. La trance è lì a portata di mano, è difficile immaginare quanto sia vicina a noi, e quanto la realtà possa mutare di conseguenza. Solo che non è facile nella buona vecchia Europa. E’ tempo perso. A chi conviene? Può essere incredibilmente di moda, meglio in città però. E senza masticare radici, mi raccomando..
Se uno è sufficientemente forte l’assumere droghe non serve a nulla. Anzi, fa male.
Palle.
E’ già difficile sedersi in mezzo loto senza sentirsi idioti, dopo una giornata di lavoro, figuriamoci come fare ad essere sufficientemente forti. In quanto al male, posso solo mettermi a ridere.

Distolsi lo sguardo dai campi di lavanda ed era dietro di me. Laurent. Lorenzo. Il vecchio.

-Ciao, vecchio-
-Mappo, c’est incroyable-
-Avresti dubitato?-
-Certe volte la speranza va scomparendo, specialmente nelle persone anziane, sai…-

Il vecchio che ci aveva rovinato la vita. Aperto gli occhi. Dato una nuova speranza.