
“Basta uno sguardo per far scattare una rivoluzione”
Il vecchio stava lì, immobile sulla sua veranda. Accarezzava l’edera con la testa reclinata a raccogliere i suoi respiri addormentati. Non mi vide arrivare. Russava. Avevo quasi finito i soldi. Stavo fumando come un turco, quello era l’effetto del mio rientro nel mondo della vecchia Europa.
Tutti uguali quei paesini francesi. Tutti magnifici. Evocano una pace differente dalla buona vecchia Himalaya . Una quiete che non ti scava dentro, ma ti lascia spaziare, con gli occhi buttati tra i campi di lavanda. Il sole pensa al resto.
Una cosa che ho imparato è che è possibile dormire in ogni situazione. Ci sono più modi per farlo. Uno è avere molto sonno.
Il secondo è riuscire a far tacere i pensieri insistenti. Allora ci si addormenta senza problemi.
Per terra, sulle pietre, seduti, sdraiati. Tutto il resto sono sciocchezze. Sono le paranoie che non fanno dormire. La paura che non siano risolvibili.
Passare anni in giro ti fa perdere il significato stesso di paranoia. Bere, mangiare, dormire.
Guardare il sole tramontare. Morire di gioia per avere capito di avere fatto la cosa giusta. Avere quella benedetta sensazione. Forse poi si è davvero pronti a cambiare il mondo. Ma non se ne ha più voglia.
Chi sostiene che dormire è tempo perso è gente che non dà valore ai sogni.
Il vecchio era buttato sotto un muro coperto dal verde rampicante. Faceva parte di un dipinto. Avrei voluto essere miope per vedere per un attimo la realtà come una tela impressionista. Macchie di colore. Macchie di edera. Macchie del vecchio che aveva cambiato la nostra vita.
Pensai di svegliarlo. Ma sarei stato un assassino dell’arte. L’arte viva. Quel dettaglio che sa cogliere solo chi osserva. E il diavolo si nasconde nei dettagli.
Il più bel dipinto è ogni giorno sotto i nostri occhi. La più bella fotografia è in ogni attimo nei nostri occhi, come un vecchio vicino ad una fontana addormentato, davanti ad un muro di edere. In più dove si trova una fotografia che odori di lavanda?..
Optai per una birra ed una sigaretta. Nel bar fumavano due ragazzine. Avevo noleggiato una vecchia Renault furgonata. Blu, scassata. Come doveva essere. Vendevano anche i giornali nel bar, ma non ne volevo sapere. Volevo informazioni di prima mano. Su Toni, su Lele, sugli altri.
Un’altra sigaretta. Un’altra birra.
Passò un’ora. Quando si impara a smettere di pensare, il tempo corre veloce. In India è normale. Immergersi in lunghe meditazioni, meglio sotto effetto di qualche pianta. La trance è lì a portata di mano, è difficile immaginare quanto sia vicina a noi, e quanto la realtà possa mutare di conseguenza. Solo che non è facile nella buona vecchia Europa. E’ tempo perso. A chi conviene? Può essere incredibilmente di moda, meglio in città però. E senza masticare radici, mi raccomando..
Se uno è sufficientemente forte l’assumere droghe non serve a nulla. Anzi, fa male.
Palle.
E’ già difficile sedersi in mezzo loto senza sentirsi idioti, dopo una giornata di lavoro, figuriamoci come fare ad essere sufficientemente forti. In quanto al male, posso solo mettermi a ridere.
Distolsi lo sguardo dai campi di lavanda ed era dietro di me. Laurent. Lorenzo. Il vecchio.
-Ciao, vecchio-
-Mappo, c’est incroyable-
-Avresti dubitato?-
-Certe volte la speranza va scomparendo, specialmente nelle persone anziane, sai…-
Il vecchio che ci aveva rovinato la vita. Aperto gli occhi. Dato una nuova speranza.
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