
Jerome accuratamente sottolinea:
Non so perché mi metto a scrivere certe cose.
Riporto, da Repubblicaonline:
Anche gli animali hanno un'anima. Lo sostiene un italiano su due.
Non riporto il testo dell’articolo, ma parla dei risultati di un sondaggio.
Primo: Anima, da wiki.
Secondo il dualismo platonico e gnostico, l'anima è per sua natura simbolo di purezza e spiritualità. Ha la sua origine nel soffio divino (da cui il significato stesso della parola, ossia vento, il soffio). Per Plotino l'anima è la terza ipostasi, la cui essenza è immortale, intellettiva e divina. […]
Secondo la contrapposizione gnostica tra Dio (Perfezione, bene) e Materia (imperfezione, male), l'anima sarebbe stata calata da Dio in un corpo materiale e sarebbe stata contaminata dall'intrinseca malvagità della materia stessa.
Finendo qui le citazioni, l’anima nel senso più tradizionale del termine sembra quindi presumere due cose: l’esistenza di un dio e l’immortalità.
Dubbi:
1)l’esistenza di un dio, (non solo mio, direi, come dubbio). Diciamo che l’esistenza di un dio superiore all’uomo metterebbe l’uomo in condizione di inferiorità rispetto ad esso, alimentando ancora il più generale paradigma gerarchico dio-uomo-animali-altro. Sbilanciamoci così dicendo ancora che l’esistenza di un dio, se provata, avrebbe il vantaggio, per l’uomo, di lasciare aperto uno spiraglio per
2)l’immortalità, la quale, se non si ammette l’esistenza di un dio in quanto entità superiore resterebbe nulla più che un dubbio. Con un dio-superiore, invece, si entrerebbe nel classicissimo paradigma del dio-padre-giudice.
3)tornando all’articolo di Repubblica, il dubbio sulla vaghezza della definizione di animale (che, sotto gli occhi di tutti, contiene la stessa radice etimologica del termine anima). Tutti gli animali avrebbero un’anima? Solo qualcuno? Nessuno?
Postuliamo ora il principio di eguaglianza, almeno fino ad affermare: dio=uomo=animale (dove però per dio qui si intende qualsiasi entità vivente non percepibile con i nostri sensi, quindi virtualmente non esistente, o virtualmente esistente, cosa cambia poi).
Continuerebbe a permanere così il dubbio 1, risultando a questo punto però insignificante, in quanto questa tipologia di dio non potrebbe garantirci l’immortalità. Il dubbio due non avrebbe più così senso di esistere, in quanto a questo punto l’immortalità ce la potremmo tranquillamente scordare (senza un dio-garante-giudice), tranne invocando un interessante artifizio, di origine induista e ripresa da alcune scuole di buddismo, quale la ruota karmica della reincarnazione.
Invochiamolo.
Se dio=uomo=animale (e mi fermo qui per semplificare), potremmo quindi finire per “reincarnarci” come dei, uomini o animali, al che l’anima verrebbe trasportata da un’esistenza all’altra (conservando il ricordo? non conservandolo?) e così fino alla fine dei tempi.
Il terzo dubbio lo si uccide ora dicendo che il segno = porrebbe sullo stesso piano tutti gli animali, comprese le zanzare. Quindi o l’anima esiste per tutti, o per nessuno. Comprese le zanzare.
Sempre per il principio di eguaglianza, se l’anima non esiste per l’uomo, non esiste degli dei, e nemmeno per gli animali. E ci dovremmo accontentare di questa vita.
Lascio perdere eventuali soluzioni “discrete”, quali artifizi del tipo -una massa cerebrale che supera una certa soglia potrebbe implicare la presenza dell’anima-, -l’estensione del principio di eguaglianza al mondo inanimato implicherebbe ulteriori ampliamenti del concetto di anima (sfiorando così l’animismo)-, ecc..
Il perché dell’anima forse rimane l’aspetto più semplice sul quale dibattere, ovvero quest'eccezionale invenzione (o supposizione) ci permetterebbe di porci con più sicurezza di fronte al dubbio 2, spostandoci più o meno lievemente dalla parte dell’immortalità-sì e lenendo così lievemente la paura della morte.
Per toglierci da incredibili complicazioni, forse la soluzione più semplice sembra infine essere quella di scordarci l’anima in generale, e prepararci all’ineluttabilità della morte. O ammettere una definizione il più possibile generale di anima, e prepararci alla nostra prossima vita da zanzare.
je
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