
“Non c’è strada che abbiamo già percorso.
Non c’è strada che percorreremo.”
Mappo non si sarebbe mai aspettato di giungere a provare nostalgia per l’Italia. Più vi si avvicinava, più sussultava d’emozione. Si sarebbe buttato in quelle fantastiche acque di casa, direttamente dall’oblò, sennonché già immaginava che tutto sarebbe cambiato appena avesse messo l’alluce destro sul suolo tricolore.
Aveva voglia di vomitare. La barba lunga. I capelli lunghi e sporchi. In India poteva essere un qualsiasi poveraccio hippy ma non nella finta ricca Italia.
La biondona lo osservava.
L’hostess brunetta con le tette a punta gli sorrise e gli offrì un succo d’arancia.
Il termine Mappo in cinese veniva usato nel Medioevo in Oriente per indicare un’epoca prossima di degenerazione spirituale che sarebbe seguita al periodo di massima fioritura del buddismo.
In Italiano stava solamente ad indicare la degenerazione mentale dei suoi genitori davanti all’impiegato dell’anagrafe.
Aveva voglia di una sigaretta. Tra la biondona e la hostess si sentiva al centro di un harem immaginario. Dopo otto anni a girare per monasteri e baraccopoli era il meglio che gli potesse capitare ora. Respirò. L’aria era elettrica.
-Signore mi scusi, ancora del succo d’arancia?-
-Mmm.. ah beh, sì grazie-
-Di nulla-
Bel culo.
-Where do you come from?-
-Delhi, Delhi. But I’m Italian-
-Ah, sei italiana- Dopo aver aperto bocca con la hostess si sentiva di nuovo di avere rispolverato l’ugola e trovato la voce per agganciare la biondona in tailleur,
-Sì, anche tu? Non l’avrei detto-
-Veramente?- (E per chi cavolo mi hai preso?)
-Mah, a vederti così mi saresti sembrato un indiano, una specie di yogi-
-Ma dai.. a dire la verità mi sarebbe anche piaciuto diventarlo, diciamo un qualcosa tipo un monaco, con un’accezione un po’ generale, ma sono solo un viaggiatore-
-Sì, hai uno sguardo molto introspettivo, non tipico degli italiani. Quindi hai fatto un gran bel viaggio, fortunato tu..-
-Sì, chiamiamola vacanza, meglio rilassamento forse, ricerca spirituale, sai ci sono tanti nomi. Comunque è un piacere conoscerti, io mi chiamo Mappo-
-Sì scusa, io invece sono Ilaria. Beato te, una vacanza, io ci sono stata ben tre mesi, in India, ma per lavoro.. Sai, con questa maledetta espansione del mercato verso est, India, Cina, tocca muoversi parecchio-
Mappo guardò nel vuoto, forse a richiamare in sé vecchie immagini, oriente, economia, Gino. L’Italia si avvicinava, sotto le nuvole. Il paese dell’arte, della pizza e del nepotismo.
-Ma, e tu? Quanto sei stato in India? Cosa hai visitato?-
-Sai, a dire il vero chiamarla vacanza non è proprio corretto. E’ stata più una fuga, direi.. Va beh, otto anni, otto anni sono stato in giro-
-Otto anni! Pazzesco! Quindi non sai più nulla dell’Italia! Praticamente sei indiano!-
-Guarda ho pensato di esserlo diventato, ma come vedi ora sto tornando a casa. In Italia. Ma dai, piuttosto, dimmi di te. Piaciuta l’India ho hai solo lavorato?-
-Eh, purtroppo ho visto solo Delhi, tra uffici, grattacieli ed alberghi cinque stelle. Dodici ore di lavoro al giorno, conoscendo solo colleghi indiani o americani. Un po’ di yoga comunque l’ho imparato. C’era una bella palestra nell’hotel in cui stavo-
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