
Jona sta lavorando sul portatile in camera.
Sono seduto sul divano. Solo. Ho sonno. Non ho voglia di fare nulla, questa nuova vita di meditazione ed autodisciplina, nonché di astinenza sessuale mi stanca più della precedente. Non so quanto durerò.
Trovo parcheggio vicino all’entrata, saranno un centinaio di metri. Che culo, il parcheggio lì è pure gratuito.
Lascio la macchina ed entro in stazione, dove mia zia mi aspetta con Enzo. Le do le chiavi. Il treno è alle 17:18, ho ancora tempo. Esco e la accompagno alla macchina. Ma la macchina non c’è più. L’hanno rubata in 15 minuti.
Come è possibile? Forse ricordo male dove l’ho parcheggiata. Giriamo un po’, Claudia è nel panico. Io pure. La macchina era lì, e ora non c’è più. Dovrò ripagargliela. Sono disperato, mi viene da piangere, la zia sta già piangendo. Enzo mi aiuta a cercare la macchina, ma era lì, ed ora non lo è più.
Mi impegnerò a ripagargliela. Questo è un grosso, grossissimo casino. Non mi è mai capitata una sfiga del genere. Non ci vedo nemmeno bene. Inizio a girare per la città, sono vicino al quartiere più malfamato, ma non ho paura. Figuriamoci, io sono l’ultimo degli ultimi.
Quando il buddha brizzolato incontra l’altro tipo, quello con gli occhiali scuri, si ferma di botto e gli consegna la scatola, ma è aperta e qualcosa cade e rotola nella mia direzione. Ovvio che potrei farmi i cazzi miei, ma non ci sono portato. Mi avvicino all’oggetto. Che è? Metto a fuoco.
Un cazzutissimo cubo di Rubik. Perché cazzo c’è un cubo di Rubik per terra davanti a me? Basta, lo raccolgo. In un attimo ce l’ho in mano. E’ risolto. Guardo la faccia tutta gialla del cubo che ho in mano.
Il cicciottello intanto viene verso di me, che ho in cubo in mano. Si ferma a circa un metro e mezzo avanti a me. Guardo lui. Guardo il cubo. Guardo lui.
1 commento:
imparato molto
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