
Perché il significato ti trovi a crearlo tu, giorno dopo giorno, e non è mai quello che ti aspetteresti, tantomeno quello che ti saresti aspettato partendo per il deserto.
Puoi pensarti su ogni strada, immaginarla, ma la presunzione di conoscere l’infinito è lo sbaglio peggiore per un uomo. L’infinito non lo si immagina, lo si vive.
Quando capisci che sei solo, sei libero da tutto. Hai un foglio bianco per costruirti il tuo significato, il tuo senso delle cose.
Crei. E l’infinito diviene esperienza.
Di un tratto ti ritrovi ad essere di nuovo ricco, di una ricchezza che non può essere rubata né invidiata. E' tutto ciò che hai, ma non potresti chiedere null’altro. Hai tutto, perché d’un tratto comprendi l’universo, comprendi le sue sfaccettature, e le potenzialità che ti sono state donate. E' una situazione potenzialmente pericolosa, in quanto può nascere un profondo abbandono, quello che porta a lasciare questa terra per esplorare le infinità. A quel punto è molto facile venire assorbiti dallo Spirito, nella forma di altre realtà. Realtà perché anch’esse sono reali, concrete, ma diversamente tangibili. E a quel punto ci si scioglie dentro, e non si fa mai più ritorno alla terra natia, quella che ci imbriglia ma che è l’unica in grado di proteggerci. Costoro sono quelli che si perdono nei cosiddetti viaggi dell’anima.
Imprevisti, opportunità..
Così è il nostro mondo. Si vive un anno nel deserto senza un perché.
Non per andare in qualche particolare luogo, non per portare a casa trofei. Senza poterlo raccontare.
Un’esperienza che nasce e muore all’insegna della più intima individualità.
paolo
Nessun commento:
Posta un commento