
Intervistatore: Onesto, ovvero non c'è bisogno di spiegare..
Q: Ammazzeresti una mosca? un gatto? una persona? Perché i vegetali si?
Volevo capire quando la vita diventa valevole di essere preservata...
La vita è sempre importante, senza distinzioni. Per rendere più concreta questa mia definizione, e prendere le distanze dallo stesso tipo di risposta che penso darebbe anche Ruini, entro nello specifico, invocando il concetto di invasività.
Ovvero agisco in modo che la mia esistenza sia il meno invasiva possibile. Questo nei confronti delle altre persone, degli animali, dei vegetali, di tutto l’esistente. La scelta di non nutrirsi di animali è una scelta che minimizza l’invasività, tutto qui. Anche nutrendoci dell’animale finiamo per nutrirci indirettamente anche del vegetale che ha nutrito l’animale. Diminuendo anche il rendimento della catena. Alla prima domanda la risposta è no, non ammazzerei, anche se con le mosche raramente capita (e le zanzare, per dio..). E una pretesa di coerenza personale fa sì che io non deleghi l’onere di ammazzare a qualcun altro, dato che io non ne ho la forza, se forza la si vuol chiamare. Se poi si trattasse di sopravvivenza, potrei essere costretto a farlo, ma tra la sopravvivenza e la comune opulenza passa un oceano.
Q: L'appellativo Maestro se lo si autoimpone o viene imposto?
L’appellativo Maestro deriva da “grande”, o “più grande”, quindi non ha senso riferito a me. Ma, riprendendo lo schema del Sutra del Diamante e riferendolo ad un essere illuminato, proprio perché non esiste un Maestro, egli può essere chiamato Maestro.
Q: Nei quartieri dove il sole del buon dio non da i suoi raggi della città
vecchia, come dovrebbero comportarsi le persone? Aborri la violenza, ne hai
paura? Esiste una causa per cui la violenza è adeguata?
Violenza è quella alla quale sono sottoposte le masse, in particolare dei paesi poveri, ogni santo giorno. Ma anche la libertà di ognuno di noi è violentata quotidianamente da regole e regole, la maggior parte senza senso alcuno. Sono fermamente convinto che più aumenta la consapevolezza, più diminuiscono i bisogni e la tolleranza alle regole. Parafrasando Malatesta, l’uomo è abituato a vivere in ceppi, ed a forza di convivere con essi vi si affeziona, fino al punto di credere che siano proprio loro a garantirgli la sopravvivenza.
La violenza come ribellione degli oppressi può essere un concetto affascinante, ma non credo sia la soluzione. Credo innanzitutto sia necessaria una maggiore consapevolezza. La prima tattica per ridurre in schiavitù è inebetire, togliere la capacità di informarsi, di capire, e questo è il primo muro da abbattere perché il sole torni su tutta la città.
Q: Credi nello spirito o nella spiritualità? Se si, esso/a si manifesta in
un qualcosa di tangibile? Pensi che la capacità di astrarre dell'uomo (o
comunque le sue capacità di pensiero) sia in relazione con esso?
No. Semplicemente perché non distinguo tra il materiale e lo spirituale. Astrarre significa dividere, bene penso ora sia il momento di unire.
E’ facile rifugiarsi nello spirito, pensare, astrarre, intelligere, e può essere un modo per affrontare od allontanare la paura della morte. Ma la vera sfida è trovare la propria spiritualità mangiando, guidando, lavando i piatti.
Q: Come ti comporti quando i rapporti di stampo sociale indotti dalle
proprie occupazioni lavorative (ma non solo) ti portano a contatto con
individui senza cervello?
Qualcuno afferma che ci sia da imparare da tutti. Qualcuno afferma che non ci sia nulla da imparare.
In ogni caso, prima di perdersi in elucubrazioni sulle perpetrazioni karmiche dico che l’ironia è un’ottima arma, specie quando parliamo con chi non ha voglia di ascoltare, o con chi ha voglia di parlare e basta, o peggio ha voglia di insegnare.
Q: Consideri la tua condizione di "intellettuale" una condizione superiore
o come Einstein rinascendo vorresti fare l'idraulico?
Semplicemente bandisco la definizione di “superiore” o “inferiore” dal mio vocabolario, in quanto sottintende una visione gerarchica.
Mi rifugio nei termini “differenza” ed “opportunità”.
Q: Quali sono gli individui passati e futuri da cui trai ispirazione?
Traggo ispirazione da tutti i ribelli, da coloro che non agiscono sottostando alla legge di guadagno e di perdita, da coloro che si interrogano sull’utilità delle regole e del controllo ad esse associato.
Q: Non ti viene mai voglia di piangere?
Talvolta l’empatia fa brutti scherzi, e sì, può capitare di piangere.
Q: Lo sai che su google risulta la mia intervista al 5o
posto? http://www.google.it/search?hl=it&q=intervista+onesto&meta=&btnG=Cerca+con+Google
Prima che arrivi la censura… (ndr è arrivata, in un qualche modo..)
Q: Ti alzi la mattina per qualche motivo particolare? vorresti dormire?
Mi alzo perché non ho più sonno, perché sono cosciente che questa è la vita che vivo, ed in un qualche modo va affrontata. Una persona può accettare di vivere in un sistema con determinate regole, vuoi perché non ha la forza di cambiarle, vuoi perché le condivide. Io non ne condivido la maggior parte, ma la strada per il cambiamento è in salita e costellata di ostacoli, e la prima libertà è quella che scaturisce dalla volontà personale.
Q: Credi nei rapporti fra persone "eterni"? intesi sia in senso
sentimental-sessuale che affettivo/empatico/amichevole...
L’eternità presuppone un concetto di tempo, ma qualcuno ci mostra che il tempo è determinato dai cambiamenti. E’ inutile opporsi ai cambiamenti, perché non c’è nulla che non muti.
Ciò non vuol dire che la temporaneità svilisca le cose, anzi a mio avviso le impreziosisce. La pretesa dell’eternità sottintende quasi sempre un attaccamento viscerale, ed una conseguente paura della morte.
Un mio amico direbbe, “prima o poi anche le tette al silicone della Palmas inizieranno a cadere..”
1 commento:
Sollevali tutti!
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